venerdì 27 gennaio 2017

Viaggio a Oświęcim - un racconto a memoria

...per le strade di Oświęcim

Ci sei andato in autobus, partendo dalla stazione PKP di Bielsko. Con te, un'amica polacca. Tereza.
Il viaggio è lungo, le strade sono tutte provinciali che si snodano per paesi, frazioni, vasti campi e boschetti: hai tempo di osservare il paesaggio piatto di campagna, non racchiuso dalle vette minerali delle Alpi.
Che poche case!
Ci sono mucche al pascolo!
Quanti boschi!
Le collezioni di cofani e portiere, lunghissime file in grandi cortili di officine. Come si dice? Urtowanie?

stazione degli autobus


Siete arrivati, in un vasto spiazzo, dove ci sono altre corriere. Avete fatto l'ultimo tratto a piedi, i tuoi passi su di un asfalto sassoso, granuloso; ai lati, alberi verdi alti vecchi. Molti corvi camminano sui prati e oltre le reti e i cancelli, per loro solo insoliti rami su cui posarsi 
L'umidità si fa annusare nell'aria che soffia senza ostacoli.

Siete arrivati al cancello di ferro battuto. Talmente conosciuto, noto, attraverso la moltiplicazione delle immagini, che ti sembra di essere già stato lì.
- è più piccolo di quello che sembra in foto, dici. La tua amica annuisce.

Tereza e tu, in questo luogo che inghiotte.
Entrate, superate il fatidico cancello: i primi passi sono in mezzo a un gruppo che si snocciola, disorientato dal silenzio di quel luogo così tangibile in cui si ritrovano all'improvviso sommersi: è un luogo reale.

Siete in mezzo a tanta gente, ma nessuno parla. 
Uno a uno, vi trovate a visitare i vari blocchi. 
Tra un blocco e l'altro ci sono bassi pali con anelli. Dietro ai pali, i muri sono pieni di fori.
Sulle pareti all'interno, le file di foto lunghissime, sembrano quelle dei morti dell'ara crematoria della tua città. Tutti i visi che vedi lì affacciati, hanno la stessa espressione: come di sonnambuli.

Visitate le camerate ricostruite e i cessi e i lavatoi - e non ci credi.
Le tue scarpe strusciano sul pavimento: unico suono, unito al coro dello struscio di centinaia di altre suole.

Dietro alle vetrate, da vedere: le colline di scarpe e di protesi, le valli di valigie, i boschi di capelli, le torri accrocchiate di scatolette e cialde del gas.

Scendi le scale verso il luogo delle celle. Superi i cancelli le cui decorazioni hanno forma di spine. Davanti a te la sala delle esecuzioni. Il soffitto è basso, la luce è buia, le finestre sono oblò su profondissimi pozzi.
Le celle sono come ascensori fatti di cemento e mattoni. Vi si entra dal basso, ci si deve quasi sdraiare a terra, strisciare sul pavimento. Vi si entra per rimanere a morire di fame.

Desideri uscire. Se pensi che tu puoi andare via da lì in qualsiasi momento...

Fuori, le nuvole corrono sopra l'altissimo camino, che sembra un campanile. Accanto, c'è l'impiantito di una forca per impiccare.

State per entrare nel locale dei forni. 
"... DER KOMMISSAR OH! OH! ... DER KOMMISSAR OH! OH! ..."; 
la suoneria arriva dalla piccola folla, anche tu ti guardi in giro e alzi gli occhi da terra. Il silenzio che non tace, si accartoccia su se stesso improvvisamente .

... DER KOMMISSAR OH! OH! ... DER KOMMISSAR OH! OH! .. 'tik.
- kto mowi?!

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case di campagna tra Oswiecim e il campo, da qualche parte


Pochi suoni, in una terra senza bordi, come il suo cielo.
Dal cielo  - frrr! - sul prato si posa il corvo. Nerissimo in mezzo ai ciuffi verde pallido e muri mattone neri, rossi, macchiati.
- Certo che tira un'aria!
- Poveri cristi, come facevano?
Tira più su la cerniera del giubbotto, senza aspettarsi davvero una risposta.
Le altre persone della comitiva sono poco più che sconosciuti, li accomuna solo l'essere tutti italiani.
L'aria soffia e sposta lo scricchiolar di suole tra ghiaia sgranata e terra dura ferrosa; sposta le voci di molte lingue e molte parlate, sposta gli sguardi di tutti e di molti su prati slavati fino là in fondo, dove c'è reticolato da una parte e atrio enorme di mattoni dalla parte opposta.
Il vento slavo non sposta i cumuli delle talpe, che scavano alacri questo immenso campo, indisturbate da umani che non sono più lì da molto tempo.
Cosa hanno trovato sottoterra?


Strada 780 da Cracovia a Oswiecim -  Oswiecim



Mani in tasca, è deciso a percorrere tutta la lunghezza delle traversine dei binari, strisciate dai campi là fuori fin sotto l'atrio, e dentro l'area recintata. Ma è troppo grande: più avanza più la terra trattiene i suoi passi, più la ghiaia si fa inciampo, più il reticolato laggiù si allontana, così come si allontana alle sue spalle l'atrio gigante.

Quando riemerge e torna indietro, dopo aver visto i dettagli delle reti e gli esterni delle baracche superstiti, il vuoto non lo abbandona.

martedì 24 gennaio 2017

Il colpo di fulmine?

"dammi la due..."

I bambini umani sono più crudeli o più empatici degli umani adulti? Quale che sia il loro principale atteggiamento - che si esprime di solito nei confronti degli altrianimali, con cui vengono in contatto con la mediazione degli adulti - le loro risposte alle sollecitazioni sono sempre più nette, drastiche e - in determinate situazioni o contesti - più coerenti e logiche nelle conclusioni che estrapolano. Eppure, troppo spesso, il loro primo (e unico, a volte) modo di entrare in contatto con altri animali non umani, avviene attraverso modalità nella maggioranza dei casi per lo meno fortemente e forzatamente fallaci, con prospettive, punti di vista parziali e partigiani: antropocentrati al massimo grado. Queste forme di contatto, 'pilotate' o ri-significate dagli adulti, rientrano nello schema della socializzazione e interiorizzazione delle regole sociali diffuse a maggioranza: le regole del dominio, della reificazione, della separazione  - e di una anestesia della empatia. (Alessitemia: un deficit della consapevolezza emotiva: qualcosa di molto diverso, in un certo senso agli antipodi rispetto ad 'Atarassia').

Peppa Pig, gli animali del circo, il puppy pet cucciolo per il compleanno: sono tutti esempi di questo tipo di processo, volto ad alterare in direzioni deleterie e pericolose, l'orientamento-agli-animali che probabilmente è vivo, presente e forte in quasi tutti i bambini - forse una manifestazione di caratteristiche esplorative o di propensione al prendersi cura, tipiche degli homo.
Per quel che riguarda te, da bambino ricordi situazioni assai simili: le trote pescate 'per gioco' nelle vasche del vivaio (ricordi che l'agonia di questi animali la percepivi come irreale); la 'foto col leoncino', durante le vacanze al mare (adesso hai la consapevolezza che quel piccolo, caldissimo e odoroso leoncino bambino che prendesti in braccio con timore e con sollecitudine, era vittima di traffici e deportazioni, identiche a quelle impiegate con gli schiavi umani; e che il suo 'custode' era in realtà il suo carceriere, probabilmente un individuo lui stesso oggetto di sfruttamenti).
Le due tartarughine nella vaschetta di plastica, con la palmina di plastica, che odoravano di prigionia in salamoia e che vissero davvero molto poco.

Che cosa ti fece smettere di proseguire lungo questo esiziale percorso, di sfruttatore felice e irresponsabile? 
Capitò - un giorno - che, rimanesti a casa da scuola per via dell'influenza; e che  Gianfranco Funari si presentò nella tua cameretta - via tubo catodico, è ovvio - per parlare di animali e del nostro modo di (mal) trattarli / sfruttarli. Non ricordi il titolo della trasmissione - uno dei primi talk show con i pareri della ggente - né perché a un certo momento della trasmissione mattutina, Funari si mise a parlare di questo sempre irto argomento. Questi sono dettagli che ormai hanno scarsa o nulla importanza.

Quel che importa, furono le immagini che Funari trasmise, perfettamente in chiaro e senza censura, in un orario di grandi ascolti. Immagini che tu vedesti, senza preavviso, e senza filtri.
Immagini che si scavarono una nicchia profonda dentro di te.
Immagini di agnellini asfissiati alla fine di un trasporto su camion, e scaricati con le ruspe e gettati in enormi cassoni e fosse.
Immagini di scimmie, cani, topi, vivisezionati: esercitazioni chirurgiche, test odontoiatrici, innesti di teste. 
Le prime immagini di questo genere che hai mai visto. Dopo le quali -  e sulle quali - negli anni, se ne sono aggiunte e sovrapposte moltissime altre.
E qui arriviamo alle decisioni drastiche dei bambini, dei ragazzini. Il loro effetto fu di farti decidere, in modo molto netto, di cambiare alcune cose del tuo comportamento; una decisione che hai voluto fin da subito definitiva. E che infatti prosegue tuttora. Non mangiare più gli animali. Non maltrattarli più. Proteggerli.  Gli impegni di un ragazzino.
Non stai raccontando questo per disegnarti migliore di quello che sei, o per vantarti. Ma perché, ancora oggi, stai cercando di capire che cosa ci fosse in te pronto a fare clic nella tua consapevolezza e ad accendere l'empatia - che non sia presente anche in quasi tutti gli umani. Stai dicendo, per farla breve, che non c'è nulla di particolare o speciale in te. Ma che è bastato un Gianfranco Funari per fulminarti sulla via della tua vita. Un qualcuno - altrimenti in tutto e per tutto lontanissimo dagli animali - che ha usato la sua popolarità di allora per far arrivare a quanta più gente possibile, la prova di una realtà che altrimenti rimane nascosta, insaputa, sconosciuta, taciuta. Quelle immagini sono arrivate a te e ti hanno fatto prendere alcune decisioni che tuttora si riverberano in ogni giorno. Sei, dunque, stato, in questo senso, perfettamente bambino.
Non sarebbero bastate, da sole, quelle immagini - pur atroci e insostenibili e orribili - certo: c'era un humus già presente, fatto di piccoli eventi biografici e familiari. Il sottobosco è indispensabile alla crescita di alberi più robusti e grandi. Eppure...
Forse è interessante ripensare a 'come' Funari divulgò queste immagini: ti ricordi che non ci fu enfasi - forse un tono indignato, ma Funari era soprattutto un grande istrione - ma la mera introduzione ai filmati. Sei abbastanza sicuro, col senno di poi, che non ti sbagli se affermi che Funari sapeva che non occorreva retorica, che le immagini sarebbero state più che eloquenti da sole.
Allora, tutto questo discorso, dove ci porta? Magari da nessuna parte, se non nell'agrodolce paesaggio dei ricordi. O magari ad affacciarci su minime considerazioni. 
Per esempio, che. 
Le immagini, contano. Come scrive di recente Rita Ciatti, le immagini sono documenti. Da quel Funari degli anni ottanta, per fortuna, molte più immagini, e assai più mirate e consapevoli, si sono aggiunte, a far tesoro di una imponente archivio documentale e di testimonianza. Grazie a inchieste, coraggiose e spesso clandestine, nei laboratori, negli allevamenti, nei circhi. Non è dal nulla né per caso che comunque l'atteggiamento della gente della strada nei confronti degli altri animali e di come vengono abusati dagli umani, si è sfaccettato, è diventato complesso, l'empatia è aumentata - sia pure in modo ancora troppo confuso, e con tutti i rischi di ricorsi, ché le conquiste etiche non sono mai una volta per tutte, né sempre e per sempre consolidate.
Forse, conta anche il 'come' una immagine, un filmato, una sequenza, venga proposta e contestualizzata: un giornalista competente offre il documento nudo e crudo, senza enfasi speciale, in un senso o nell'altro. Questa è una possibilità: del resto, i corpi esanimi degli agnellini e i corpi torturati e fatti a pezzi - tutti questi corpi trattati come oggetti privi di ogni valore se non quello che è utile all'umano - sono eloquenti di per sé. O dovrebbero esserlo: e non è detto che sia così. Sai che è possibilissimo che ci siano persone capaci di vedere simili scene senza batter ciglio e senza spostare di un millimetro i loro dubbi e i loro pensieri egocentrici prima ancora che antropocentrici. Ma sai anche che di più sono le persone che si rifiutano di vedere simili scene, e che reagiscono col rifiuto, con la negazione, con la rabbia -  dopo che le hanno viste.
Le immagini crude di quel che gli umani infliggono agli altri animali possono allontanare e saturare - pardossalmente - ma è anche vero che le immagini solamente belle di animali liberi, possono cadere in una estetica di maniera, che ci nasconde - di nuovo - in modo insospettabile, le realtà che non vogliamo sapere.

Siamo qui sul crinale e crocevia di dinamiche molto articolate e complesse, e il rischio maggiore - tu credi - è quello di perdere di vista proprio gli individui per i quali si imbastiscono questi discorsi, le riflessioni antispeciste, in tutte le loro declinazioni. Alto è infatti il rischio che gli animali ritornino a stare sullo sfondo di attacchi e controattacchi per l'ennesima volta agiti tra umani - da una parte o dall'altra - per scopi solo umani.

Tu però, in questo post, volevi semplicemente raccontare questo tuo 'colpo di fulmine': un colpo di fulmine empatico, scatenato dal più improbabile e inatteso dei fulminatori. Senza il quale, chissà? Non è sempre possibile, insomma, stabilire una volta per tutte, una unica strategia e una singola tattica efficace per avviare l'affrancamento degli altri animali dal dominio umano: non ci sarebbero migliaia di pagine che esplorano questa epocale pietra dello scandalo, in caso contrario. 
Derrida ha scritto di "guerra sulla pietà", e anche la sua decostruttiva riflessione si originava dalle immagini (e che tipo di immagini?): e che si sia in una fase critica di questa guerra, ne sei convinto anche tu. I segnali sono tanti, compresi i tentativi di embedding, di contro-informazione, oltre a censure di vario tipo.
Perciò è un dovere della "intelligence" pensare ai modi di condurla, questa guerra, cercando di captare - e cooptare - le risorse utili dove si trovino. 
Perché se un funari preso a caso è in grado di impressionare così tanto una vita intera, con pochi minuti in bianco e nero di testimonianza, allora, è probabile che le risorse a disposizione di chi si fa carico di un modo diverso di concepire l'andamento della realtà, siano davvero molte e magari impensabili o impensate.

sabato 21 gennaio 2017

Amy Adams, Friedrich Nietzsche e gli eptapodi - Arrival

foto di Andrew H. Walker


Qual'è la 'vera Amy Adams? Quella dell'immagine ufficiale, di scintillante attrice? Oppure quella di donna intelligente, ritratta coi suoi pensieri personali?  Forse tutte due - non è un caso che indossino il medesimo abito e occupino il medesimo spazio - potrebbero anche essere due gemelle spaziotemporali - come potrebbe anche suggerirci Andrew H.Walker, il fotografo che ha ideato il progetto sugli attori-come-persone.





Da un certo punto di vista, sono due anche le donne - la linguista Louise Banks -  che Adams interpreta nel film che hai visto stasera: Arrival. Per quanto ti riguarda, lo attendevi da mesi, i trailer ti avevano intrigato, sospettavi-speravi in un film di fantascienza delle idee - finalmente. E la speranza non è andata delusa. Forse perché il soggetto è tratto da un racconto di Ted Chiang? (che a questo punto non ti resta che leggere). Ad ogni modo, secondo te, l'origine, per così dire, letteraria, della trama, si percepisce molto bene in molti momenti del film. E anche nella sua costruzione, molto legata alla parola raccontata - piuttosto che al racconto per immagini: parola che può essere ricordo, intuizione, disegno, ma anche didascalia, commento, equivoco, tranello, prospettiva. Occasione, bivio, inciampo, dialogo. 

Hai avuto la sensazione di vedere degli alieni davvero exstraterrestri in ogni loro aspetto. 
Hai goduto della soddisfazione di vedere la storia arrivare fino all'orlo dell'abisso di distruzione, ma senza precipitarvici dentro.




L'abisso di distruzione, va detto, viene - nel film ma anche, purtroppo, nella vita reale - declamato e desiderato da qualsiasi umano abbia un potere politico di distruzione e di prepotenza - un capo di stato che ci trascina in una terrificante e annichilente profezia auto-avverantesi (perché, poi, sono sempre quelle catastrofiche ad avere in misura maggiore questo terribile potere di essere nemesi?).
L'abisso di distruzione, invece, viene sfiorato ma infine evitato, grazie alla forza ritrovata e rinnovata di quegli aspetti che dovrebbero essere più salienti e che dovrebbero farci davvero umani - per come possiamo essere umani a questo punto del nostro cammino terrestre come specie animale. Noi oggi, infatti, possiamo e - di fatto - dobbiamo cambiare l'intero nostro approccio alla realtà del pianeta dove viviamo. Senza negare la nostra continuità con i nostri paleo-antenati - ma accettando il dato di fatto e la consapevolezza che continuare a misurare la nostra etica sul loro metro non ha senso e nemmeno prudenza  - come non ne avrebbe (e infatti non ne ha), pretendere che il leone si astenga dal cacciare la gazzella. La nostra etica - qui-e-ora - dovrebbe diventare quella ispirata da concetti come condivisione, dono, liberazione, affrancamento.




Non è un caso, comunque, secondo te, che l'abisso venga evitato grazie al coraggio di una donna, capace di usare nuovi strumenti, che non sono materiali e tangibili, ma sono fatti di empatia, comunicazione e nuove temporalità.
Ti piace pensare che la nuova umanità che si affaccerà al futuro degli eptapodi, sarà una umanità finalmente capace di ri-conoscere gli altri abitanti del pianeta come compagni degni e paritari, con le loro capacità comunicative, le loro visioni del mondo, le loro conoscenze da condividere. Gli altranimali - in una parola - che fino ad ora stiamo trattando come alieni ostili incomprensibili - rispecchiando su di loro quella che è in fondo una nostra esclusiva ostilità verso la loro alterità. Ti domandi: se non saremo capaci di accogliere queste alterità nate come noi su questo pianeta, come e quando mai saremo capaci di accettare quelle alterità davvero e totalemente aliene, extraterrestri? L'orlo dell'abisso è tutto in questo punto cruciale.



Il primo passo sarà guardare all'uccellino in gabbia che obblighiamo a seguirci, e intuire di fare il passo oltre - l'uinico passo sensato -  spogliandoci letteralmente, per metterci nella sua stessa condizione di irrevocabile vulnerabilità - da qui, la comunicazione, la reciprocità.
Questo passo, forse, lo sanno fare solo gli autentici esploratori, che sono coraggiosi e assolutamente intuitivi come i bambini.
Una bambina, infatti, disegna "mamma e papà che parlano con gli animali". Una bambina è il fulcro spaziotemporale di tutto. Qui c'è la frase  che - insieme ai due momenti qui sopra accennati - ti ha reso convincente il film. La riporti a memoria: "Se tu conoscessi dall'inizio alla fine l'intero percorso della tua esistenza, vorresti viverla lo stesso?". Ci vuole il coraggio di una superdonna, o di un filosofo, perché qui siamo alle prese con l' "eterno ritorno" di Friedrich Nietzsche: l'universo ciclico che ritorna su se stesso. Non sai perché, ma questa teoria ti fa sentire ottimista, in modo, forse, controintuitivo: ma forse è perché a ben pensarci, l'eterno ritorno si può immaginare non così immutabile, ma suscettibile di impercettibili mutamenti - chiamale, se vuoi, correzioni.





sabato 14 gennaio 2017

Inverno, Cavalli e rodei - Animali Felici vs Animali Infelici (Il gioco dell'oculista)

Meglio così? ...


... o meglio così?


Una coppia di immagini: il cavallo è al centro dell'attenzione (nostra e del fotografo).
Due o tre cose saltano agli occhi, in questo nuovo appuntamento con l'oculista: che l'inverno non è una cosa così terribile; che la serenità e la felicità possono sovrapporsi, in determinate situazioni; che non sempre una festa è divertente per tutti (né meriterebbe il nome di festa).  Ma ne salterebbero agli occhi anche molte altre. Tu, alcune le hai viste. Voi, quali vedete?

domenica 8 gennaio 2017

25 grammi di felicità




Pensavi che - arrivati a una certa età - i libri che ti sorprendono e ti porti dietro e dentro per tutta la vita, siano ormai più unici che rari da trovare. Quel tipo di libri, di solito, chi ama leggere li incontra tutti o quasi in età molto giovane: sono quei libri che hanno il potere di formare le luci e le ombre di un'intera visione delle vita, di indicare sentieri che magari si percorreranno per gran parte della propria esistenza - sentieri fisici, concreti, ma anche sentieri pensati, sentiti, convinti, interiorizzati. 

Perciò, non davi più di 25 grammi di credito a questo libro - anche se te lo sei regalato per Natale, forse perché lo avevi intravisto nello scorrimento feisbucchiano. Insomma, un posticino  - almeno - nella nicchia della tua curiosità, deve esserselo pur ricavato, se hai fatto tanto da entrare in libreria e chiederne una copia.

Invece, sono (stati) 25 grammi di pura delizia, con tutto quello che questa sensazione si porta appresso: riso e lacrime insieme, per esempio.
La storia è quella - realmente vissuta - di questo veterinario (quasi un discendente di James Herriot) che, dopo aver salvato per caso un minuscolo riccio, lo soccorre, lo cresce e se ne innamora. Il riccio è una riccia, viene chiamata Ninna, perché dorme sempre, come tutti i bambini piccolissimi (siamo in Piemonte, certi nomi forse si trovano solamente qui). Il veterinario vede la Ninna con occhi da innamorato, è affascinato dai suoi occhietti tondissimi e curiosi, dalle sue piccolissime orecchie, che sembrano petali di rosa; e poi, dai piedini e dalle manine.
Poi, i ricci diventano due: infatti viene salvato anche il piccolo Ninno (la fantasia nei nomi!).  Saranno loro due a ispirare il veterinario a dar vita a un centro di recupero per ricci.
Il Centro Recupero Ricci 'La Ninna' è nato due anni fa - e questa non è più favola, né storia, ma cronaca (c'è anche la pagina FB).
Tu intanto, che sei rimasto incantato, proprio come Massimo Vacchetta - che è il veterinario protagonista della storia - dai ricci, continui la lettura.
E ti appunti una frase, riportata dall'autore, che se la ricorda 'a senso', anche se non parola per parola:
"Ogni tuo giorno non  sarà vissuto pienamente se non farai qualcosa per qualcuno che non potrà mai ripagarti".

Questa frase è molto impegnativa e trae la sua forza dal carattere del protagonista, dalle sue convinzioni, così fortemente radicate nella sua infanzia e gioventù. Non è un eroe tutto d'un pezzo - e forse è meglio così, sei dell'idea che gli eroi tetragoni siano incapaci di provare empatia, di essere capaci di cura e delicatezza nei confronti di chi è così piccolo da poter essere calpestato in un istante. Il nostro veterinario, anzi, non nasconde pianti, dubbi, commozioni, lacrime, spaventi, batticuore, sensi di colpa. Ti ha fatto sorridere e ti ha intenerito: ti sei rispecchiato tantissimo in questi comportamenti. Ed è bello che lui li esponga senza vergognarsene: perché - lo comprendi leggendoli - non c'è da vergognarsi di questi sentimenti - invece, dovrebbe provare vergogna e persino ribrezzo di se stesso, chi non è capace mai di perovare questi stati emotivi e mentali; ma forse chiedi troppo: infatti, chi non prova mai compassione, è impossibile che possa vergognarsi della sua insensibile apatia.

La cosa ancora più bella, però, è che la commozione diventa forza per agire, e i sensi di colpa smettono molto presto di essere dei freni di ostacolo ai sogni. Che possono diventare realtà. E sogni così, poi(!):  che ridanno vita e sogno a loro volta, a qualcuno che non avrebbe più potuto né vivere né sognare - nella riccità, o nella umanità.






martedì 3 gennaio 2017

La carnebestia di George R.R.Martin

Foto: Hiroshi Watanabe/Getty Image

Il mondo è piccolo, in tutti i sensi possibili e immaginabili e poiché ti verrebbe da riderci su questa morale da cioccolatino, anziché a chiusura, la spendi come incipit. Il mondo reale  -la nostra TERRA  - è piccolo; è piccolo il mondo dell'intrattenimento fantasioso-fantastico-fantascientifico; è piccolo il mondo che è al centro di questo racconto (e che è in qualche misura, un condensato esemplare di tutte le criticità della nostra Terra).

L'autore del racconto, che hai letto nell'antologia di cui qui sotto potete vedere la sdrucita copertina con l'iconico 'tondo Urania', è quel George R.R. Martin - il cui nome, ai tempi, non significò per te proprio nulla; ma che è il creatore della serie fantasy - libresca prima, filmica poi - conosciuta come Game of Thrones - Il Trono di Spade. Quando hai fatto il collegamento, hai pregustato la scrittura di questo post - in quanto appassionato della serie.

Anche questa è una serie, a quanto pare, improntata sulle gesta dell'ingegnere ecologico Haviland Tuf. Tu hai letto solo questo racconto e solo di recente hai avuto gli elementi per inserirlo nel suo contesto narrativo di più largo respiro.   


Haviland Tuf è OVVIAMENTE un alter ego di George RRM ...
 

Per poterne parlare qui con cognizione di causa, lo hai riletto giusto oggi. Lo definiresti un racconto-commedia, per via dei dialoghi briosi e veloci tra i due protagonisti, per le battute espresse serissimamente da Tuf, per i suoi discorsi sui gatti ("il felino è una creatura splendida e degna di ammirazione"; "una cultura nella quale siano presenti i gatti è più ricca e più umana di una cultura privata della loro ineguagliabile compagnia"), per un'ombra di suggerimento di coinvolgimento reciproco tra i due protagonisti. Infatti, il racconto, scorre velocissimo. Non ha certo pretese di originalità, diresti che in effetti, non è originale in nessun punto né in alcuna soluzione; ma in questo caso, non lo definiresti un difetto: è una storia scritta per divertire - sì! - anche per sconcertare, a suo modo, almeno un pochino. Il suo obiettivo infatti è proprio questo, perciò tutti i meccanismi narrativi vengono oliati al massimo e si usano tutti gli accorgimenti per eliminare ogni possibilità di attrito nello scorrere della storia. Dalla sinossi qui sotto, potete ben capire che pure la 'lezione ecologica' - di per sé - non è certo una cosa mai sentita né letta. Quel che può sconcertare il lettore - e oggi forse ancora di più - sono le soluzioni che il buon Tuf propone per la soluzione della carestia, che - avverte - sarà per altro SOLAMENTE RINVIATA di qualche decennio nel futuro (!)


questo è il manzo di Kobe (wa-gyū) : la 'cosa' più vicina alla carnebestia che si possa immaginare...


Tuf, che tra le altre molteplici cose che è, vive anche da vegetariano/vegano (indossa pellicce sintetiche e il suo portafoglio è di vinile), non ha il minimo scrupolo a proporre soluzioni drastiche per nutrire un pianeta più che sovrappopolato.

"Alle sue spalle un'immagine trasmessa direttamente dal computer centrale dell'Arca apparve sullo schermo. Si trattava di una massa mostruosa, roboante, dalle dimensioni di una collina, con una pelle oleosa e luccicante, che brillava come una gelatina di un colore rosa opaco.
- Questa, signori, è la carnebestia - dichiarò Haviland Tuf. - Ora, una parte significativa del vostro terreno coltivabile è stato dedicato all'allevamento di animali da carne di varie speci, la cui carne viene in realtà consumata da una piccolissima minoranza benestante [...] i quali si possono permettere un tale lusso e di conseguenza apprezzare questa materia animale cucinata. Ebbene, questo sistema è altamente inefficiente: gli animali in questione, infatti, consumano molte più calorie di quante non ne possano offrire in seguito alla macellazione. Inoltre, essendo questi il prodotto di una evoluzione naturale, gran parte della loro massa corporea non è commestibile. Io vi suggersico quindi di eliminare immediatamente questi animali dall'ecosistema del vostro mondo.
<< Le carnebestie sono da annoverare fra i più mirabili trionfi dell'ingegneria genetica: se escludiamo il nucleo centrale, queste creature non sono altro che una massa in continua riproduzione di cellule indifferenziate e nessuna parte della loro massa corporea viene sprecata da strutture superflue quali organi sensoriali, nervi o sistemi motori. Volendo usare una metafora, li si potrebbe paragonare a giganteschi tumori commestibili. La carne di questa bestia contiene tutte le sostanze nutritive essenziali per l'organismo umano, e in particolare è ricca di vitamine e minerali.
<< Una carnebestia adulta, che può essere allevata nella cantina di una torre residenziale [...], può rendere in un anno standard lo stesso quantitativo di carne commestibile prodotto attualmente da due delle vostre  mandrie. Inoltre, i pascoli che vengono ora sfruttati per nutrire queste mandrie verrebbero  dedicati alla coltivazione agricola.
- Ma sono buoni, almeno, questi maledetti affari? - urlò qualcuno dal fondo della sala.
[...] - Non essendo io stesso un mangiatore di carne animale, non sono in grado di rispondere  alla domanda in base alla mia esperienza personale. Immagino tuttavia che la carnebestia abbia un ottimo sapore per un uomo che sta morendo di fame." 
 (traduzione di Marco Pinna)




Le sconcertanti soluzioni proseguono con altre proposte: l'erba di Nettuno, che ricopre interamente i mari fino a soffocarli, e produce una sostanza non commestibile ma con proprietà simil-petrolchimica, che può venire lavorata dalle industrie alimentari; o i jersee-pods, che fanno la stessa cosa, ma sulla terraferma. Ci sono anche muffe e funghi che possono proliferare sui fondali marini e nei sottosuoli urbani e sono commestibili.  Oppure, anche, microorganismi e muffe che si riproducono nell'alta atmosfera.
 
Un intero ecosistema planetario ribaltato e trasformato in cibo: nuovi paesaggi...


Tuf vede chiaramente quale è il vero problema, ma prima di parlarne brevemente, torniamo alla carnebestia.
Questa bestia - la sua descrizione - si è impressa a fondo nella tua immaginazione - e questo post paga in qualche modo questo debito conoscitivo. Solo con gli anni, hai potuto dare a questa creatura "di fantasia", un contesto: questo, però, assai più reale, e infinitamente terribile. La realtà supera, sta superando la invenzione di uno scrittore che è certamente più bravo a ordire trame fantasy, e la supera a destra, arrivando a doppiarla, sul circuito del dominio zootecnico: i maiali geneticamente senza occhi raccontati da Luisella Battaglia, per esempio ("gli occhi causano stimoli distraenti dall'azione del mangiare"); la razza Belga Blu, conosciuta per la sua 'doppia muscolatura', dovuta alla bassa quantità di miostatina che è la proteina che inibisce la crescita muscolare.


hyper-sculpted, ultra-muscular, double muscling ... in una parola: 'ipertrofia'

Ci basta insomma rimanere coi piedi per terra - coi piedi sulla Terra -  per renderci conto che anche i nostri paesaggi - della Terra - stanno cambiando, sono già cambiati e  la natura è scomparsa. Nelle campagne, la presenza della natura è una illusione: in realtà, non c'è niente di meno naturale delle campagne agricole antropizzate.
Persino le api sono inserite nella logica zootecnica.

La presa zootecnica sul vivente, ambisce a essere totale, pervasiva. Gli animali, i singoli individui delle singole specie, e poi le specie nella loro totalità indifferenziata, vivono sotto un costante, onnipresente controllo, che non si interrompe mai e che inizia ancora prima della nascita di ogni singolo individuo, trasforma in un inferno di irrealtà tecnologica la loro intera vita,  prosegue anche dopo la sua uccisione nel mattatoio.
In questo 'vivente' sono compresi anche gli umani, e di certo - non sempre, nonostante le apparenze - non come utilizzatori esterni e salvaguardati, anzi, a un passo piccolo così dal venire inghiottiti dal sistema consumatorio della nostra-ipertrofica-società... E così, possiamo ridare la parola a Tuf, e chiudere.




Secondo Tuf, il problema planetario risiede nella sovrappopolazione e nella crescita demografica senza controllo, sostenuta da una euforia per una illusoria abbondanza di risorse e cibo. Non si fa scrupolo di affrontare il tabù del controllo delle nascite, fortissimamente volute invece da tutte le chiese e le religioni del pianeta. Se le nascite non verranno controllate, spiega Tuf, la carestia globale irreversibile verrà solamente spostata un poco più avanti negli anni...

"- Ecologia - disse. - Considerate questa parola e meditate sul suo significato. Forse un ecosistema si può paragonare a una grande macchina biologica. Se seguiamo questa analogia, l'umanità va vista come una parte della macchina [...] in ogni caso, non sarà mai al di fuori del meccanismo stesso, come molti invece credono. Ergo, quando una persona come me ricostruisce un intero sistema ecologico, dovrà necessariamente trovare un ruolo anche per gli esseri umani che lo popolano."



la sinossi del racconto potete leggerla qui sotto...

IL COLLEZIONISTA
Titolo Originale: SECOND HELPINGS
Autore: George R.R. Martin
Anno: 1985
Genere: FS Sociologica
Edizione: Antologia Millemondi Estate 1988
Commento:
Il racconto è incentrato attorno alla figura del protagonista, un ingegnere ecologico, che si occupa di modificare le ecologie dei pianeti che incontra nei suoi viaggi assecondando i problemi delle popolazioni locali.
La tematica affrontata nel caso specifico è un classico della fantascienza, ovvero la sovrappopolazione, problema che, in un altrettanto banale clichè, viene collegato a comportamenti ottusi legati ad una forma di fondamentalismo religioso.
Solo qualche trovata simpatica, in primis la caratterizzazione del protagonista, rende sopportabile la lettura che, tra l'altro, entra nel vivo della vicenda soltanto nella parte finale dell'opera, rendendo decine di pagine praticamente inutili...
Trama (attenzione spoiler!):
Haviland Tuf, ingegnere ecologo, si ripresenta con la sua Arca, una enorme astronave super tecnologica, sul pianeta S'uhtlam per pagare parte di un vecchio debito. Anni prima egli aveva già salvato il pianeta da una crisi alimentare incombente, portando nuove culture che moltiplicarono la capacità produttiva del pianeta salvando così gli abitanti da morte certa, la cosiddetta "Fioritura di Tuf".
Le dinamiche della popolazione si sono però modificate: sull'onda dell'entusiasmo per la salvezza ottenuta e seguendo la retorica religiosa predicata dalla locale Chiesa dell'Evoluzione Vitale, i S'uhtlamesi si sono moltiplicati ad un ritmo superiore al previsto. Secondo le ultime stime sono rimasti diciotto anni prima di una carestia globale che condannerebbe l'intera popolazione.
In cambio di una forte riduzione del debito pregresso, Tuf dona al pianeta una nuova ricetta di salvezza. In una conferenza stampa, egli spiega come sarà necessario sostituire tutte le culture superficiali con un tipo di pianta da cui si potrà ricavare una specie di equivalente del petrolio, mentre in tutti i sottorranei dovrà essere allevata la carnebestia, una creazione dell'ingegneria genetica che ha eliminato ogni orpello inutile per ottenere una specie di animale interamente commestibile. Anche i cieli dovranno ospitare microorganismi e un nuovo tipo di fauna che potrà essere cacciata e utilizzata nella catena alimentare, il che causerà un dilagare di muffe e funghi nei piani alti delle costruzioni S'uthlamesi e addirittura una riduzione della luminosità.
Ma, nonostante tutte queste dolorose misure estreme, la carestia può essere solo rimandata, spiega Tuf, che sottolinea come l'unica vera speranza di salvezza consiste nel fermare la crescita della popolazione. Tale discorso però urta quasi l'intera popolazione del pianeta e Tuf deve lasciare immediatamente la superficie...






lunedì 2 gennaio 2017

LINK-ITALIA, Francesca Sorcinelli







Francesca Sorcinelli è fondatrice del Progetto LINK-ITALIA nel 2009 e Presidente dell’omonima Associazione di Promozione Sociale dal 2012. Educatrice Professionale ha  lavorato in ambiti come il recupero minori dalla prostituzione, in comunità per tossicodipendenti e otto anni in una Comunità Residenziale per Minori dell’Azienda Servizi alla Persona del Comune di Modena. Attualmente lavora  - sempre presso la Azienda Servizi alla Persona del Comune di Modena -  in una delle Comunità Semiresidenziali Socio-Educative per pre e adolescenti inviati dal Servizio Sociale.


Francesca Sorcinelli, foto @ Designinpixel.it di Francesca Mazzara


Come è nato il Progetto LINK-ITALIA ?

L’esperienza professionale diretta del LINK è stata il primo propulsore che mi ha condotto a studiare l’argomento, tanto da arrivare oggi alla strutturazione di un progetto nazionale in merito.

Dagli esordi nel 2009 ad oggi i ricercatori anglosassoni nell’ambito delle scienze psicosociali e criminologiche, occupandosi di violenza interpersonale e crimine si scontrano con il fenomeno della violenza su animali in modo così costante da doversene fare carico.
Un percorso quello degli studiosi, in particolare statunitensi, che ho vissuto personalmente.
Lavorare con i tossicodipendenti non significa infatti lavorare con persone che hanno “semplicemente” un problema di droga, bensì lavorare con tutte le sfaccettature della devianza poiché il tossicodipendente spesso è: il rapinatore, il borseggiatore, l’ex bambino maltrattato, il maltrattatore, lo stupratore, lo spacciatore, il protettore, la donna abusata, la prostituta ecc.
Una tipologia di utenza, il tossicodipendente, che catapulta sullo scenario della devianza a 360°, consentendo oltremodo di fare esperienza della “cultura di stampo mafioso” e della “cultura di stampo carcerario” e costituendo, in tal senso, un contesto privilegiato di osservazione e trattamento della violenza interpersonale e dei comportamenti antisociali e criminali in genere. Proprio in questo contesto, come i primi ricercatori statunitensi, ho iniziato a scontrarmi ripetutamente col fenomeno della violenza su animali, tanto da doverlo approfondire, studiare e capire soprattutto nelle implicazioni psico-sociali. A differenza dei primi ricercatori anglosassoni, ho potuto beneficiare di un’ampia bibliografia scientifica internazionale già operativa in tutti gli ambiti professionali statunitensi, ho potuto avvalermi fin da subito di un prezioso modello di riferimento nella pianificazione del Progetto LINK-ITALIA, riadattando le consapevolezze internazionali alla realtà italiana e producendo nuove conoscenze applicabili specificatamente al nostro paese.
Come nei paesi anglosassoni, dove il LINK vanta associazioni governative, di polizia e presidenti di stato nel riconoscerlo e contrastarlo, anche per l’Italia il mio impegno è che il lavoro professionale quotidiano con l’utenza violata, depressa, deprivata, violenta o anche solo minorile, continui ad essere oggi, come agli esordi, il referente privilegiato nello sviluppo di una cultura sociale, giuridica, criminologica, vittimologica, pedagogica e veterinaria che come stato di necessità contempli la crudeltà su animali quale grave reato di per sè e potente indicatore di pericolosità sociale.



 

Cosa si intende per LINK e di cosa si occupa l’Associazione?

LINK nel linguaggio comune inglese significa legame mentre in discipline quali psicologia, psichiatria, criminologia e scienze investigative anglosassoni, si connota come termine tecnico che indica la stretta correlazione esistente fra maltrattamento e/o uccisione di animali e ogni altro comportamento violento, antisociale e criminale – omicidio, stupro, stalking, violenza domestica, rapina, spaccio, furto, truffa, manipolazione mentale, ecc. .
LINK-ITALIA è una Associazione di Promozione Sociale, la prima in Italia, costituita da Specialisti dei settori dell’educazione, prevenzione, trattamento, repressione, analisi, della violenza e del crimine che consci della correlazione – LINK – esistente tra maltrattamento e/o uccisione di animali e ogni altro comportamento violento, antisociale e criminale, opera per colmare il vuoto scientifico, tecnico e operativo sul fenomeno nel nostro paese.
L’Associazione studia dal 2009 il fenomano, avvalendosi di materiali internazionali preesistenti – pubblicazioni scientifiche, casi studio, profili criminali e vittimologici, protocolli di negoziazione, protezione ostaggi o sequestrati, ecc.– e sviluppando materiali ex-novo che apportano alla prevenzione, trattamento e contrasto del LINK, innovazioni teoriche e pratico-operative a livello nazionale in ambito criminologico, vittimologico, investigativo, psicosociale, pedagogico, sanitario, veterinario, sviluppando come disciplina di riferimento teorico per l’Italia una nuova branca della Zooantropologia: la Zooantropologia della Devianza



 

Anche autori del passato come Ovidio Nasone “La Crudeltà su animali è tirocinio di crudeltà verso gli uomini” erano a conoscenza del LINK. Cosa ne pensi di questo aspetto?

Oggi esiste una letteratura scientifica internazionale centenaria in quelle che sono le discipline di riferimento quali psicologia, psichiatria, criminologia, vittimologia, veterinaria ed esiste una letteratura scientifica nazionale sviluppata in zooantropologia della devianza, disciplina di riferimento sul LINK per l’Italia. Occorre però specificare che parlare di conoscenze scientifiche sul fenomeno, i cui approcci si possono fare risalire alla fine dell’800 e sviluppi significativi alla fine degli anni ’60, non significa parlare delle consapevolezze e conoscenze sul LINK, che nell’essere umano si perdono nella notte dei tempi e vengono espresse da sempre nell’arte, letteratura, filosofia e religione. Infatti il LINK, oltre ad essere un tema trasversale in termini di discipline e professionalità, è un tema trasversale in termini di contenuti tanto antichi quanto contemporanei: “Certo l’abbiamo capito: chi picchia i propri figli picchia anche i propri cani, chi picchia i propri cani picchia anche i propri figli. E’ tutto collegato” Bennie Click,  Capo della Polizia di Dallas fino al 1993.
 

Francesca Sorcinelli
LINK-ITALIA (APS)
www.link-italia.net
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