mercoledì 28 giugno 2017

Emeroteca: articolo su Kuki Gallmann

Kuki Gallmann

Oggi piove, si può provare a fare qualcosa di semi-nuovo, qui, sul blog.
Mentre i temporali fuori dalla finestra scorazzano indecisi e tonanti nel cielo sopra la testa della casa, sei alle prese con la tua emeroteca: una realtà spesso polverosa, sempre caotica, di scartafacci e frammenti di giornali e riviste. Ne riparli alla fine del post.

Il primo articolo, in cima alla risma di ritagli che per caso è più vicina alla postazione del mac, parla di un fatto di cronaca che coinvolse, nella primavera di questo anno, Kuki Gallmann, che vive in Kenya.

Kuki Gallmann, italiana (è originaria del trevigiano), è scrittrice e vive in Kenya. Vederla, sentire quello che è la sua vita e quindi pensare a donne come Karen Blixen, Dian Fossey, Jane Goodall è come fare due più due.
A Kuki Gallmann hanno sparato allo stomaco. Per salvarla, all'ospedale di Nairobi, han dovuto eseguire un intervento di cinque ore. Ezekiel Chepkwony, capo della polizia  nella regione di Laikipia, a nord di Nairobi, dice che sono stati feriti e messi in fuga. In questa area, Gallmann gestisce una oasi naturale di 400 chilometri quadrati, insieme alla figlia, Sveva, di 37 anni.
Le due donne, da decenni difendono la regione dal bracconaggio di cacciatori che minacciano e aggrediscono elefanti per l'avorio, rinoceronti, scimmie e molti altri animali che sono già a rischio di estinzione e che sono accerchiati da insediamenti umani.
I cacciatori di frodo, da sempre minacciano questa donna - e forse, in quanto donna, la minacciano pure con maggior violenza... fino ad averle sparato. La carestia che a inizio 2017 ha colpito il Corno d'Africa e che ha interessato anche il Kenya, ha spinto i pastori Pokot entro i confini della Gallmann Memorial Foundation, associazione benefica in memoria del marito Paolo e del figlio Emanuele, morti nel 1980 e nel 1983.
C'era già stato un assalto alla abitazione, in marzo: Sveva era riuscita a portare in salvo la figlia di 9 mesi, al riparo dai proiettili. In passato, Kuki era stata ferita a colpi di machete.
Secondo Cristina Cappelletti, medico di Maisha Marefu Onlus, "vogliono farla fuori da sempre": perché lei protegge rinoceronti, elefanti e perché collabora con medici per la gestione di strutture ospedaliere e scolastiche per le persone che vivono nella zona.

Come mai è così famosa? Perché uno dei suoi libri autobiografici, ha ispirato il film "Sognando l'Africa", interpretato da Kim Basinger nel 2000. Da allora, è diventata, forse suo malgrado, simbolo globale della lotta al bracconaggio. Perciò, la situazione aggravata dalla carestia, ha portato per lei grossi guai. L'attentato a Kuki, infatti, è solo l'ultimo di una serie: altre 37 persone, collegate in Kenya alla difesa degli animali selvatici, sono state ammazzate di recente. 
Nel 2016 l'Unione Europea ha stanziato 165 milioni per la carestia in Corno d'Africa. "L'insicurezza alimentare è un fattore che spinge a spostarsi e a migrare verso altre regioni vicine", dice Daniel Gustafson, vice direttore generale della FAO. Regioni vicine: come il Kenya di Kuki Gallmann. (parafrasi dell'articolo "Kenya, spari contro Kuki Gallmann. la scrittrice italiana grave dopo l'agguato", di Franco Vanni - La Repubblica lunedì 24 aprile 2017).

Difficile da digerire la storia che nell'articolo a fianco racconta Pietro Veronesi, e che fa da contesto all'episodio di cronaca nera  (La guerra nel paradiso terrestre).
La riserva della Gallmann si trova in una delle zone più belle e verdi dell'altopiano del Kenya centrale, uno dei luoghi più belli del mondo: la contea di Laikipia. Non a caso qui si concentrano anche le proprietà immobiliari dei bianchi più ricchi. A Nairobi, invece, distante qualche centinaia di chilometri, la criminalità urbana affligge la città e i fondamentalisti islamici di Al-Shabaab arrivati dalla Somalia, sono autori di spaventosi attentati.
Al lodge di Mukutan Retreat, dove Kiki Gallmann ha ospitato vip e regnanti, a 1000 euro per un pernottamento, questa realtà appariva lontana. Ora il lodge è distrutto, le macerie annerite dalle fiamme da un incendio doloso.
La siccità, che colpisce dal Corno d'Africa fino agli altipiani australi, da Sudan e Etiopia, al Malawi e allo Zimbabwe, non risparmia la verde contea di Laikipia, i cui confini i pastori nomadi varcano senza scrupoli, per salvare le proprie bestie affamate e assetate. Le mandrie, in tutto il Kenya, premono sulle aree delle riserve naturali, da molto tempo: dal Turkana a nord, al Masai Mala a sud. L'aggravarsi della siccità, ha portato a scontri tra polizia e pastori e le armi da fuoco sono state usate.
La Bbc riferisce che un centinaio di bestie dei pastori è stato abbattuto entro i confini della tenuta Gallmann, in uno scontro a fuoco tra agenti e mandriani Pokot -  che si riferisce siano stati i primi ad aprire il fuoco. Questo episodio, ha forse portato all'incendio doloso del Mukutan Retreat e l'attacco alla stessa Kuki Gallmann, a cui forse hanno teso un agguato.

A rileggere questi articoli - per quel che valgono: cronache sintetiche di fatti di luoghi lontani, così esotici da sembrare invenzioni di un racconto di avventure - ti pare di notare alcune costanti sotto traccia. Tra tracce di maschilismo e neo-colonialismo, una per tutte: la siccità sta cominciando a farsi sentire e a preoccupare anche persone come noi, che vivono in zone come le nostre, che mai han sofferto carenza d'acqua; sta già diventando difficile irrigare le colture agricole o dissetare gli animali zootecnici rinchiusi nei sovraccarichi e bollenti capannoni intensivi. Cosa ne conseguirà? Guerre per l'acqua? Le persone si spareranno tra loro?
In Africa, centinaia di persone si muovono, si spostano, migrano, cercando acqua e cibo. La situazione andrà peggiorando?
E ancora: una volta di più gli umani mettono tra loro stessi, in mezzo ai loro conflitti feroci - come scudo, come pretesto, come ostacolo, come avversario - gli altri animali. Che si tratti delle bestie (hai usato di proposito questa parola per tutto il post) delle mandrie, protette solo in quanto fonte di redditom (o di cibo per le tribà, magari anche?), o dei rinoceronti ed elefanti, il cui avorio fa gola a occidentali fagocitanti e che finanzia armi, guerre, guerriglie e stermini su e giù per il continente africano.

Notizie recenti danno la Gallmann fuori pericolo.


 PS
Da quando sei ragazzino, hai amato e ami sfogliare e ritagliare articoli di giornali, con l'idea - un po' foriera di una fantomatica 'sindrome della soffitta' - di metterli da parte per rileggerli e ragionarci ... più tardi.
Solo che questo più tardi - decennio dopo decennio! - non arriva mai. Ormai, insomma, sei convinto che un articolo di giornale vada -andrebbe - trattato per quello che: un effimero promemoria, di qualcosa di più longevo, profondo e duraturo, che sta altrove (in uno o più libri, in composizioni musicali, in film, in opere d'arte, in altre forme di creatività o azione, che molti umani mettono in atto).
Col che, in parte, hai cominciato a rispondere alla questione della affidabilità di giornalisti, pubblicisti e giornali (tu sei un pubblicista). Restano però - superstiti di traslochi, repulisti e disperati sgomberi - alcune pile di articoli, anche lunghi, anche interessanti. Ti è venuta voglia perciò - pazza idea! - di provare a rileggerli e quindi proporli, in altra salsa, qui sul blog. Per quello che sono, come dicevi sopra: promemoria, serbatoi di dati, parafrasi di altrui idee. Da andare, caso mai, a ripescare direttamente alla fonte di origine.

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