martedì 11 aprile 2017

L'uomo che cammina

...un cane c'è anche qui...


Un fatto è che il camminare sia (stato) anche per te - lo è ancora? tornerà a esserlo? - fondamentale volano per i pensieri. Nel camminare, percorrendo anni oltre che chilometri, hai sempre avuto l'agio di arrivare fino al fondo dei tuoi pensieri, e di estrarne tutto il luminoso e tutto l'oscuro - nel senso più ampio che ci sia. Forse perché, detta semplicemente, camminare è un attività allo stesso tempo concreta e fisica, così come esplorativa e intellettuale. E ti manca, il camminare, a dispetto di tutte le apparenze.
In fondo, pensi,  gli homo come animali sono da sempre grandi camminatori - e del resto tantissimi altri animali lo sono. Camminare lascia segni e ci disegna segni nel corpo e nelle emozioni. Camminare ci porta altrove - ma ci porta anche solo dove noi siamo già.

Comunque.

Tra i tanti libri che pure hai letto su questo gesto così basilare e così libero che è il camminare, questo fumetto di Jiro Taniguchi brilla per la sua ineffabilità, per la sua focalizzazione apparentemente tutta giapponese, sul valore dei gesti, sulla preziosità di quel che facciamo, sulla cura che sempre dovremmo mettere - anche solo se stiamo riparando un aquilone.
Sono diciassette microstorie, ognuna a sé stante ma anche tutte collegate da un impalpabile filo rosso - tirato dalla estrema vitalità e capacità di concentrazione dell'uomo che cammina, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione. Alcuni elementi vivi - il cane, la conchiglia - appaiono per poi sparire per poi tornare - e in realtà sono sempre presenti.
Mentre questo uomo cammina per le strade e i sentieri, fa incontri - con uccelli, con gatti, con pozzanghere, con altri umani, con oggetti - e tu con lui ti  fai attraversare e percorrere a tua volta dalla realtà che stai osservando e attraversando. Con i dettagli più inafferrabili che balzano sulla scena come fondamentali elementi, capaci di creare tutto il senso e il significato per la realtà più a largo raggio, intorno ate - intorno a noi.
Ti ha colpito, in questa rilettura, la intraprendenza e la voglia di conoscere e poi di fare - di (ri)costruire - dell'uomo, che porta a casa dai suoi viaggi - un po' come un esploratore neolitico, osservatore e raccoglitore - cose e pensieri dalle sue camminate: sotto forma di acqua, o di oggetti, di immagini o di ricordi, che rivive con le mani, aggiustando, manipolando, costruendo, conservando, proteggendo. 
Eppure, il viaggio è sempre leggero: né gli oggetti, né i pensieri, né le emozioni, si accumulano; non sostano che per il tempo della loro vitalità, e poi evaporano. Così. il viaggio rimane sempre leggero e sempre aperto a nuove ricchezze, sempre pronto a spaziare.
E ci sarà sempre un cane che scaverà una buca in giardino - un altro viaggio.

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