mercoledì 7 maggio 2014

Vale più una immagine (8) - Prigioni disinnescate

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Quadro di Hartmut Kiewert

Hartmut Kiewert è come un bambino che realizza le sue fantasie. Lui, infatti, gioca a quel gioco di libere associazioni della fantasia e dei sogni, capovolge e per fortuna stravolge e azzera tutte le regole mortifere, necrofile, della nostra società, ne distrugge i mezzi e i simboli e insieme a questi distrugge tutti i meccanismi oppressivi. Gli animali, di nuovo liberi, pacificamente vittoriosi, trionfano godendosi la loro presenza mentale e vitale tra boschi, prati,  senza più la paura dell'UOMO.
I vari luoghi vegetali vengono restituiti a loro stessi e sottratti alla morsa umana - della quale restano le rovine, le rovinose e rovinatrici macchine imprigionanti e uccisorie (in una estasi quasi ballardiana di gusto per la distruzione meccanica - percepita come uno scandaloso e osceno vilipendio nella nostra società). Sono - le macchine inerti e disinnescate, che siano autoarticolati del macello, o capannoni di allevamenti -  come vestigia di una civiltà scomparsa e incomprensibile nella sua determinata-meccanica azione onnivora-biovora - un Terminator-Leviatano.

"Facciamo che il camion che imprigiona i maiali che piangono perde l'equilibrio, esce di strada, va a sbattere contro un albero e non riparte più"
"Sì... però l'albero non si fa niente, solo il camion"
"Sì... e il camion si guida da solo, e perde l'equilibrio perché i maiali dietro piangono e lo distraggono"
"Sì, ma lui è cattivo, vuole correre lo stesso, ma finisce contro l'albero"
"Sì... e ... e allora tutte le porte del di dietro del camion si rompono, e i maiali escono tutti liberi e felici"
"Sì.... e si mettono a mangiare felici l'erba e le bacche del bosco sotto gli alberi"

I bambini sono capaci di vivere e mettere in scena le loro emozioni, coi giochi immaginativi. L'immaginazione è la loro azione - e per gli artisti è un po' la stessa cosa.
Allora penso al Kiewert emozionato come un bambino, fino alle lacrime e alla rabbia per la consapevolezza e la vista di Animali imprigionati e uccisi a migliaia, per di più con modalità che dissimulano la violenza, e nascondono l'Animale. 
Penso alla sua emozione che lo fa ribellare e gli fa realizzare le sue opere: atti di smascheramento, atti di liberazione immaginata, voluta, sperata, resa già reale e anticipata in un qui-e-ora che per il momento è ancora solo immagine artistica, ma che è già pronta a diventare condizione reale per la situazione di tutti gli individui animali, che già si ribellano e che sapranno cogliere la via di fuga e di vita e di libertà, così come ora colgono ogni micro-risorsa di resistenza allo schiacciamento dei loro corpi - fosse anche il suicidio, o la pazzia (ma è un tema su cui tornare, merita tutta l'attenzione). 
E allora, è un po' una cosa alla Sartre: l'emozione offre la via di fuga dell'immaginazione di una realtà nuova e diversa, e più bella secondo me: gli altri individui animali liberi e vivi. 
Ed è anche un po' una cosa alla Tolkien, con la sua 'fuga del prigioniero', cioè la fuga doverosa da una realtà che è inaccettabile e che deve venire rigettata e poi combattuta, per trasformarla, cambiarla, ricrearla.

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